Cari
lettori, il 5 ottobre, a Firenze, nella Bibliotenda di Piazza della Repubblica,
c’è stato l’incontro con il bravissimo e simpaticissimo Daniel Pennac. L’evento,
organizzato dal centro culturale Funaro di Pistoia e dall’ordine dei
commercialisti, si è svolto per metà in italiano e metà in Francese,
logicamente, grazie alla magistrale traduzione simultanea da parte dell’Istituto
Francese di Firenze!
Appena siamo arrivati, abbiamo visto le prime file di
sedie riservate all’ordine dei commercialisti e un po’ tutti ci siamo chiesti:
ma come mai questo connubio? Uno dei responsabili dell’evento ha prontamente
sciolto ogni nostro dubbio, dicendoci che i commercialisti hanno deciso di
promuovere tutta una serie di attività culturali per essere più presenti nel
cuore culturale pulsante della città.
La mia più
grande meraviglia, di cui sono rimasta contenta, è stata vedere centinaia di
persone ammassate in quel luogo per ascoltare le parole di un grande scrittore,
di sabato pomeriggio!!!
Ma, allora, la
cultura non è morta?!?
E, se posso aggiungere una riflessione, a me
sembra molto più vitale rispetto agli ultimi anni!!! E mi sembra che siano
proprio le ultime e ultimissime generazioni a cercare insistentemente la
cultura e ad imparare cose nuove per applicarle alla realtà!!!
Comunque, continuiamo a parlare di Pennac e della sua
interessante intervista!!!
Ad aprire l’evento,
è stato Massimiliano Barbini, amico e collaboratore di Pennac presso il centro
culturale Funaro. Egli ci ha detto che Pennac è stato con l’associazione per uno spettacolo ed ha
presentato varie letture. Sarà con il centro anche per l’allestimento dello
spettacolo “L’occhio del lupo” il 26 ottobre.
<<Pennac può essere definito un “esempio di
profondità e leggerezza”. Uomo di grande umanità e simpatia ma anche di grande
spessore. L’anno scorso si è trovato attivamente coinvolto con “Funaro” nella
stesura dello spettacolo teatrale “Il sesto continente”>>.
Massimiliano
Barbini
Il rapporto
con il teatro:
Pennac sta
frequentando da parecchio tempo lo spettacolo in prima persona.
Ha
collaborato spesso con Clara Bauer, regista argentina, che ha diretto anche “L’occhio
del lupo”.
<< La grandezza del teatro è quella di farmi uscire
dalla solitudine dello scrittore. Come molti romanzieri, anche io conduco “ una
vita di austerità”, ma alla continua ricerca della condivisione e della vita. Pistoia
rappresenta per me “la mia idea del paradiso”. Finora pensavo al paradiso solo
come consolazione, ma quando ho scoperto Pistoia e il Funaro, ho trovato il mio
paradiso e, soprattutto, ho scoperto tutta la bontà della cucina toscana>>.
Come mai proprio “L’occhio del lupo” è il
suo libro preferito?
<< Perché nella mia concezione, questo è il
libro che, pur apparendo molto semplice, mostra, in realtà qualcosa di più
compatto e profondo!
Clara Bauer, quando parla del bambino e del lupo, ella
parla di un “faccia a faccia” tra esiliati. Questo libro per bambini può essere
considerato anche come una grande parabola degli esiliati e degli oppressi. Non
bisogna, però, essere troppo dogmatici perché il libro non vuole essere un
trattato. Il lavoro è il risultato di un’immensa improvvisazione costituita dal
libro, gli attori e il regista. Con l’appropriarsi del testo, il testo stesso
si adatta al lavoro. L’idea è quella di dare la massima poesia possibile con i
minori effetti tecnici possibili>>.
Ci sono molte differenze dal passaggio dal
libro alla rappresentazione Teatrale?
<<Alla rappresentazione “il paradiso degli orchi”
non ho lavorato alla sceneggiatura, di cui si è occupato un regista di 25 anni,
molto giovane quindi. E il risultato mi è piaciuto tantissimo!
Nelle opere alle quali ho lavorato alla sceneggiatura,
invece, ho potuto plasmare il risultato e comunque ne sono rimasto affascinato.
Nel rapporto cinema-teatro bisogna comunque tenere una certa distanza mentale
tra le varie forme espressive. Ciò è quello che preoccupa sempre il narratore,
regista, attori e anche i lettori, i quali spesso scoprono che la loro
rappresentazione mentale è diversa da quella sullo schermo o sul palco. La
differenza tra immagini mentali e retiniane meriterebbe un discorso molto più
ampio.
Bisognerebbe parlare anche della grandezza di alcuni
registi di creare delle immagini mentali a partire da quelle reali. Un esempio
magistrale potrebbe essere il Fellini di Amarcord o il Fellini a Roma. Fellini
è un regista che adoro!!!
Nelle sue opere c’è la rappresentazione visuale di un
universo mentale! Fellini, in realtà, si esercitava in ciò, disegnando ogni
mattina tutto quello che aveva sognato di notte>>.
Il rapporto con
la lettura a voce alta:
Pennac ha un
credo molto forte per la lettura a voce alta. Quando viaggia con la moglie,
infatti, colui che non guida, legge un libro a voce alta, alternandosi così nel
ruolo autista-lettore. Proprio per questo stretto legame, egli ha inciso
moltissimi audiolibri
<< La lettura a voce alta è una cosa molto bella
che, secondo me, bisogna difendere. Quando io ho iniziato a scrivere, questa
era una cosa molto contestata in Francia perché si credeva che la
decodificazione dovesse avvenire mentalmente, in solitudine. La lettura a voce
alta mette insieme l’intelligenza dello scrittore, quella del lettore e quella
di coloro che ascoltano, i quali sono capaci di trarne una conclusione. La
lettura a voce alta, quindi, è più interessante.
Del resto, anche scrittori come Flaubert e
Dostoevskij, leggevano a voce alta, anche perché prima c’erano molti analfabeti
e la cultura era vista come qualcosa di collettivo, molto più di
adesso>>.
E' una persona simpaticissima!
RispondiEliminaConcordo!!! Prima di questa presentazione, lo conoscevo solo di fama, ma non lo avevo mai sentito parlare...l'altro giorno mi ha stupito per la simpatia, la gentilezza e la profondità del suo pensiero!!!! Un grande!!!
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