9 settembre 2013

DISCLAIMER: in questo post ci sono minimo 7 errori grammaticali!

La lingua italiana offre delle difficoltà incredibili a chiunque la voglia utilizzare per esprimersi scrivendo.
Infatti soffre di una mancanza grave: non ha uno standard moderno ben delineato per quanto riguarda la grammatica.

tipico errore grammaticale dei giovani d'oggi

Nata come lingua artificiale (ed artificiosa) è vissuta per alcuni secoli staccata dalla quotidianità e si è imposta solo dopo gli anni 50 (con l'avvento della RAI) nella vita di tutti i giorni sostituendo i dialetti.
Purtroppo quello che è avvenuto, con la sua divulgazione, è stato un imbarbarimento causato dalla contaminazione regionale.
Recentemente è stato dimostrato in un saggio, L'importo della ferita ed altre storie di Pippo Russo,  che molti scrittori italiani di successo non conoscono la grammatica italiana. Io stesso leggendo recentemente il primo libro di Paolo Giordano mi sono fermato più volte a rileggere alcune frasi perché mi "puzzavano". E decisamente, per quanto riguarda la narrativa popolare, preferisco leggere direttamente i maestri anglosassoni perché, a mio avviso, i traduttori invece l'italiano lo conoscono perfettamente.
Alessandro Manzoni parlava di andare a risciacquare i panni in Arno (e nemmeno ai suoi tempi c'era uno standard), oggigiorno bisognerebbe evitare tutti i toscanismi ed elementi romaneschi divulgati da giornalisti e politici, onnipresenti nei dibattiti televisivi. 
Tra scritto e parlato la difficoltà grammaticale maggiore che io trovo è nei pronomi personali, caso nominativo.
Alcuni pronomi ufficiali sono oramai obsoleti (egli, ella, essi), altri arcaici e vetusti (eglino, elleno).
Nonostante i sostituti, l'accusativo equivalente ovvero lui, lei, loro siano la scelta ovvia per il linguaggio parlato, a volte fanno venire dei dubbi. Un "trucco" per eliminare i dubbi è omettere, sottintendendolo, il pronome soggetto.

Mi sono documentato, consultando grammatiche on line e l'autorevole Accademia della Crusca.
Innanzitutto sfatiamo un mito: lui, lei e loro possono essere utilizzati come nominativo e i precedenti sono illustri (Dante, Manzoni, D'annunzio). Addirittura in quei casi letterari  la sostituzione è rafforzativa cioè sposta il vertice della frase, l'attenzione sul soggetto. Infatti il sottinteso è "proprio" (proprio lui, proprio lei).
Per motivi di scioltezza fonetica l'utilizzo di lui e lei è quasi obbligatorio negli elenchi, per esempio "Io, Marco e lei".
Invece è praticamente ovvio che il romanesco/toscano "te" utilizzato come soggetto è una tamarrata ed errore da penna blu.
Purtroppo la sgrammaticatura pare aver vinto recentemente per motivi fonetici nell'espressione "Io e te".
L'unica forma grammaticalmente riconosciuta come corretta è "Tu ed io".
Sia "Io e tu" che "Io e te" hanno sostenitori e contrari. La tradizione letteraria italiana però promuove immancabilmente "Io e tu", mentre "Io e te" è una forma decisamente recente e a mio avviso molto volgare.
Per tagliare la testa al toro io propongo una soluzione inedita:

NOI DUE!


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