La musica non è per pochi, come ci fanno credere critici e discografici. È innata in noi ed ha radici ben più lontane del linguaggio. In assenza di un codice per la comunicazione, infatti, passioni ed emozioni venivano espresse solo mediante i versi musicali. È per questo motivo che sono stati ritrovati molti strumenti a fiato in siti archeologici risalenti a circa 45 mila anni fa, ben prima che l'uomo potesse esprimersi a parole. A confermare il profondo legame tra musica e linguaggio è l’Area di Broca, luogo del cervello in cui risiedono entrambe queste attitudini, in compagnia di una gran quantità di neuroni specchio, fondamentali per l’apprendimento. Nonostante l’origine comune, ad un certo punto della storia, le loro strade si divisero e, così, musica e parole intrapresero percorsi diversi.
Quando Ravel compose il Bolero, una della maggiori opere della musica Classica, era affetto da una malattia neurologica degenerativa che in breve tempo gli fece perdere l’uso della parola. Iniziò così ad usare la musica per comunicare e liberare la sua anima. La musica estremamente coinvolgente e ripetitiva del Bolero, è la simulazione di un atto erotico…fu proprio questo che fece svenire la pudica donna!
La cosa davvero curiosa è che i neurologi, che all’epoca seguivano il musicista, si resero conto che in realtà egli avesse grandi difficoltà a riconoscere tutti gli accordi. Come riuscì, allora, a comporre tale capolavoro? Proprio grazie all’indissolubile legame originario tra musica e linguaggio. In casi di gravi problemi di comunicazione è proprio la musica a permetterci di esprimere le emozioni. È per questo che la musicoterapia è particolarmente efficace per malattie come l’Autismo o l’Alzheimer.
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