19 aprile 2013

L'IDIOTA DI DOSTOEVSKIJ E LA PARABOLA DI CRISTO

"Forse il più impenetrabile e complesso personaggio ideato dallo scrittore russo, Myskin sembra una persona goffa e buffa, ma la forza affettiva che emana, lo strano potere che irradia apre squarci nell’attenzione degli altri personaggi che lo circondano, legandoli a sé in un modo del tutto speciale, impercettibile ma inesorabile, incancellabile, e che nessuno di loro riuscirà a definire.

L’idea alla base del romanzo sta tutta nel tentare di concepire un personaggio straordinario, un ibrido di umano e divino, l’estrema descrizione, a detta di Dostoevskij, di un uomo pienamente splendido. Quindi non si ha più a che fare con il classico espediente narrativo, ma la trasposizione in veste del tutto mitologica di un ideale, quello della bellezza. E l’incarnazione di tale ideale sarà appunto Myskin.

Ma Myskin non è solo puro ma è anche un essere malato, tisico, a tratti sembra un debole, non cerca nulla, ed in nessuno modo il mondo riesce a far presa su di lui, come se lo sfiorasse. L’unica virtù che lo lega al mondo è l’Amore, ma al contempo è un freno cui non riesce a resistergli: gli impedisce qualsiasi scelta, gli impedisce di fare qualsiasi cosa per sé stesso o per gli altri nonostante la massiccia dose – del tutto nevrotica – di bontà che ha da vendere, e alla fine non fa nulla a nessuno, assolutamente nulla fuorché irradiare quell’insolito e ambiguo sentimento d’Amore, parallelo ed estraneo al mondo, lasciando che tutto e tutti lo travalichino fino a renderlo vuoto, mente tutto ciò che sembra suo muore inevitabilmente con lui. Ma dietro il suo inafferrabile impulso d’Amore vi è molto di più" [...]





Giovanni Peduto 

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